Dal 1° gennaio prossimo dovevano diventare efficaci le novità previste dal Dl n 146/2021 per gli enti associativi.
In particolare, tra le cessioni e prestazioni interessate dalle modifiche vi sono quelle effettuate dietro pagamento di specifici corrispettivi o contributi a favore di soci e tesserati, come da finalità istituzionali, da parte di associazioni politiche, sindacali, di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extrascolastica della persona.
Tutte queste operazioni sono fino al 31 dicembre 2024 escluse dall’IVA, per cui gli enti interessati non sono tenuti a documentarle e neppure a registrarle.
Dal 1° gennaio 2025 dovevano diventare rilevanti ai fini dell’imposta.
La proroga, annunciata nei giorni scorsi dal Governo, con interviste della stampa dei rappresentanti dell’Esecutivo, è arrivata nel Milleproroghe che fa slittare al 10 gennaio 2026 l’entrata in vigore delle norme sintetizzate di sopra.
Maria Teresa Bellucci, viceministro la lavoro con delega al Terzo settore, durante il 30° anniversario del La solidarietà, aveva specificato che: l’Iva sul terzo settore sarà gestita in maniera tale che non si creino difficoltà al comparto specificando che se necessario si sarebbe ricorsi ad una proroga, la proroga è contenuta nel decreto Milleproroghe approvato il 9 dicembre.
L’intervista del Presidente di Cdo Opere sociali, Stefano Gheno al Corriere della Sera sul rinvio del nuovo regime iva agli enti del terzo settore al 2026. Mimesi: “Sull’Iva agli enti del terzo settore bene la proroga del governo ma serve una soluzione definitiva”